martedì 22 dicembre 2009


La ‘MISSION’ che io Gian Pietro Bomboi intendo conseguire con il mio sito: www.laurea.us è in sintesi; la valorizzazione della professionalità dell’individuo. Tutti i consigli e supporti che intendo fornire a chi me li chiederà, saranno relazionati alla mia personale “esperienza”. Anche io mi pongo una questione di “ETICA MORALE” nel senso che, privilegerò sempre una determinata categoria di persone in base a degli standard che io ho già stabilito.

La prima condizione da prendere in considerazione, è che, chi intende acquisire una Laurea USA, dovrà necessariamente trovarsi in una precisa posizione di età ed esperienza. Così non prenderei mai in credito, e non avallerei mai una richiesta da parte di un ragazzo che abbia appena terminato la Maturità e non abbia alle spalle una esperienza lavorativa. In questo caso si tratterebbe di aiutare una persona ad ottenere una Laurea che in sostanza (data la non esperienza) si annullerebbe da se.

La mia Missione è quella di valorizzare l’esperienza umana che purtroppo in Italia viene disattesa a pro delle Università istituzionali le quali portano agli “Ordini” che io preferisco chiamare “Corporazioni”. Non è difficile realizzare che tutto si traduce in un gioco sottile e… terribile. Quando penso che certe cose sono appannaggio di un stretta cerchia di persone; le quali per forza di cose debbono essere per così dire inquadrate e incanalate in privilegi che non gli spettano… allora francamente ho paura e vedo intorno a me come delle ombre nere. Vedo una grande contraddizione da parte del Potere dello Stato, nello stesso momento che, si cerca di porre veto alla libertà dei suoi sudditi, quando questi ultimi tentano in tutti i modi di “ISTRUIRSI”.

La concretezza dei fatti che ho appena esposto si realizza dal momento che sono state create delle leggi ad hoc a protezione delle università. La più grande stupidità matura, quando si sentenzia: “Nessuno ha diritto di fregiarsi del titolo di DOTTORE, se non è stato laureato in una Università autorizzata dallo Stato italiano”. Scusami Potere!! Ma… oltre lo Stato italiano esiste il vuoto?? Forse le altre Nazioni sono indietro rispetto a noi?? Ovverosia noi siamo quelli che abbiamo inventato la CULTURA??? Certo che non è così e tu Potere lo sai bene. Sa bene che i ricchi mandano per esempio i loro figli a studiare negli Stati Uniti d’America e… sanno che una volta rientrati in Patria troveranno i migliori posti di lavoro.

La verità è che il Potere ha un brutto vizio: vuole comandare e dare le direttive – vuole salvaguardare chi ha il Potere dei soldi – vuole che i “Pidocchiosi” non possano accedere a certi posti di comando. Ma, cosa voglio dire??? Esempio immediato: per studiare alla Bocconi occorre pagare una tassa molto superiore alle normali università, stessa cosa per la Sapienza – San Raffaele etc. etc.. La stessa cosa che avviene in un locale alla moda; li la selezione avviene in modo naturale, nel senso che nessun cliente povero (di soldi) si sognerebbe di entrare e pagare un caffè 10 – 20 euro, come nessuno si sognerebbe di entrare in un albergo e pagare una stanza 500-1000 euro a notte; in questi casi la selezione avviene in maniera indiretta senza tante discussioni, se non i soldi che, ci sono o non ci sono. OK Potere!!

Se le discriminazioni si possono compiere in un Bar o in un albergo destinati alla gente “IN”, nella “CULTURA” le cose sono difficile da attuare; nel senso che per imparare la matematica – la contabilità – la filosofia – etc. etc. lo si può fare anche privatamente e il risultato può essere uguale, se non superiore a quello ottenuto nelle università. C’è però un’altra forza “TREMENDA” che il Potere non vuole accettare… l’esperienza dei decenni di lavoro che chiunque acquisisce naturalmente. Il Potere non vuole che in certe cose il cittadino possa Arrangiarsi da se. Il motto sembra essere: “vivere o crepare”.

Io, avendo percorso di 50anni (ho iniziato a studiare Elettrotecnica per corrispondenza nel 1956!!) di studio ed esperienza, ho conseguito un certo numero di titoli di studio dal Tecnico al Dottore all’Ingegnere. Tutti titoli non ottenuti in modo ortodosso come vorrebbe il Potere ma… autentici e sacrificati. Io penso ad un titolo di studio, come ad una consacrazione; penso ad un titolo di studio come ad uno stato di “ESSERE” e non di “AVERE”; penso altresì che il sacrificio è sacro e… nessun Potere può porvi “Veto”. La mia “MISSION” per adesso si articola su aiuti sinceri per chi me li chiederà. Per questo intendo agire secondo semplici (ma fondamentali) regole di Etica, perché penso che, solo camminando onestamente non potrò avere mai paura del Potere, da che parte esso provenga.

Art. n. 1

L’età minima del candidato dovrà essere di 32 anni

Art. n. 2

Il candidato dovrà avere una esperienza professionale di almeno 10 anni per potere essere preso in considerazione per l’ottenimento di un Bachelor o Master Degree.

Art. n. 3

Il candidato dovrà dimostrare con le soluzione di una serie di quiz valutativi di avere l’esperienza circa il campo per il quale cerca il titolo di studio.

Art. n. 4

Dovrà scrivere una Tesi di Laurea sull’argomento, minimo 80 pagine + una serie di tesine "Tematiche".

Art. n. 5

Si impegnerà a dare informazioni veritiere, saranno privilegiate le informazioni documentate.

Art. n. 6

Il candidato che otterrà un Bachelor o un Master Degree dovrà dimostrare serietà e responsabilità, nonché spirito di voler apprendere e migliorare per tutta la vita.

Il mio impegno (non formale) consisterà in un aiuto concreto e l’indicazione delle strade da me percorse. Questa è la mia missione che intendo seguire in questo momento, affinché possa sondare le possibilità che di concreto esistono per chi desidera ottenere un riconoscimento ai propri meriti.

Differenza tra laureato “legale nostrano” e laureato USA.

Il laureato italiano con la sua Laurea “legale” si trova in una posizione di diritto acquisito, non importa che sue capacità siano (in pratica) all’altezza della situazione (possono esistere dei laureati che non sanno quello per cui sono stati laureati). La loro Laurea da il diritto di accedere agli esami di Stato e all’iscrizione nelle apposite corporazioni. Per loro si aprono tutte le porte e un Ingegnere può esercitare la sua professione. Non importa se le sue capacità sono quasi a “ZERO!!”. Diciamo che è una strada formale senza ritorno, nel senso che ha una copertura totale per tutta la vita. Quanti Ingegneri civili ho visto quasi analfabeti incapaci di calcolare una qualsiasi equazione o portare avanti il calcolo di una struttura in cemento armato – quanti commercialisti ho visto incapaci perfino di compilare un semplice 730 o 740. Quanto laureati ho visto partecipare ai quiz televisivi e non saper rispondere a semplici domande che persino un ragazzo delle medie ha studiato. Sulla legalità dei titolo di studio ha parlato diffusamente perfino il Prof. Mario Monti della Bocconi di Milano… leggete attentamente l’articolo.

Il laureato USA, non avendo in America i titoli valore legale, sono costretti a dimostrare ogni momento le loro vere capacità. Diciamo che il loro Master Degree è un titolo onorifico e di prestigio. Il vero valore deriva dalla serietà dell’University e dalla bravura del portatore.

La verità sui titoli americani e sul loro valore

Le istituzioni italiane, non dicono tutta la verità sulle varie leggi - decreti - trattati di amicizia - Sentenze di cassazione e tanto altro. Quello che si sente spesso dire, riguarda le leggi fondamentali così come sono state promulgate alcune dal tempo della monarchia (regi decreti). Secondo la Legge italiana, certe parole come: "Università - Laurea - Facoltà - Toga - Tocco - Dottore - Ingegnere" sono "TABU'". Secondo Codice si potrebbe rischiare persino la GALERA.

Se proviamo ad andare a chiedere informazione al Potere, ci sentiremo rispondere con una una serie di proibizioni e... minacce di chissà quali ripercussioni. Ora, vorrei rivolgermi tanta serietà a chi mi sta leggendo: "spesso, navigando in Internet si possono seguire dei dibattiti nei quali si parla a sproposito delle lauree americane. Si grida allo scandalo perché Ricucci ha comprato una Laurea in una Università non tradizionale di San Marino. Certo, può anche averla comprata ma, francamente, pensate veramente che una persona come Ricucci non abbia le capacità di avere una Laurea in economia e commercio. Io penso che abbia dieci volte le capacità di uno studente che ha studiato in una prestigiosa Università italiana. Le sue capacità le ha dimostrate sul campo. Certo, il suo operato è tutto da discutere ma... per fare le scalate che ha fatto (nel bene o nel male), occorrono delle capacità fuori dal normale. Su una simile Laurea ci sarebbe tanto da discutere anche pensando che l'abbia acquistata. Come detto in precedenza, in America si bada alla sostanza ed è possibile ottenere una Laurea anche senza frequentare una sola lezione. Per certi casi, basta dimostrare le proprie capacità per conquistare un Master Degree (sistema meritocratico).

Una volta ottenuta una Laurea americana, non è detto che si abbia in mano un semplice pezzo di carta senza valore. esistono le modalità di rendere legale il documento per essere presentato in tutto il mondo per il valore implicito dello stesso. Ci sono due procedure da compiere: la prima è la legalizzazione presso un Notaio pubblico - la seconda è dotare il documento di una APOSTILLE. Queste due procedure rendono il documento "legale" per essere accettato in tutte le Nazioni che hanno ratificato la convenzione dell'Aja del 1961.

Con una Laurea americana si è laureati anche in Italia e... si ha diritto ad essere chiamato DOTTORE. Il titolo è accademico e non lo si può usare per accedere alle corporazioni o a quegli impieghi ove occorre essere in regola con le leggi italiane ma... sempre e dovunque un laureato è tale!!!


Oggi, l'esperienza professionale è riconosciuta dalle Università come credito formativo: significa che puoi abbreviare il percorso che ti porta alla Laurea. La partecipazione a stage e seminari, l'iscrizione a ordini professionali, la conoscenza delle lingue e dell'Informatica, la frequenza a corsi di formazione e attività culturali nel corso della tua vita lavorativa si traducono in crediti formativi universitari ed accelerano il raggiungimento della Laurea.

Mentre nelle italiane si bada più alle "FORMALITA'" e non si tiene conto se non di percorsi che rigidamente debbono essere seguiti dall'inizio alla fine; nella realtà americana si tiene conto della vera sostanza delle cose, così, se uno ha dieci - venti anni di esperienza professionale oppure delle capacità acquisite studiando per proprio conto... le vengono riconosciute (non sono stupidi!!). Io Dr. Gian Pietro Bomboi, ho avuto la fortuna di ricevere all'età di 60anni una Laurea americana, sfruttando le mie capacità e di studio e di professionalità acquisite in oltre 40anni di esperienza. In seguito ho ottenuto altri titoli.

Per chi non lo avesse capito, questo sito vuole essere divulgativo per il mondo della "Cultura". Spesso capita che, una persona non ha avuto in gioventù la possibilità di frequentare l'università e quindi laurearsi. Per chi ha dovuto lavorare e di conseguenza abbandonare un percorso che lo avrebbe portato ai vertici della sua personalità.

Per chi nel frattempo ha maturata un'esperienza di: 10-20-40anni ed è questo "bagaglio" che la persona sente il bisogno di mettere in gioco. Le università italiane sono rigide e troppo "Formali" e non tengono in considerazione eventuali crediti maturati durante la vita professionale. Il paradosso avviene nel momento che una persona decide di mettere a frutto la propria esperienza e stabilisce di laurearsi con una university americana che, come tutti sappiamo, è orientata alla "Meritocrazia". Da quel momento tutti diventano zelanti e con grande approssimazione si grida alle lauree "comprate" e le si considerano carta straccia.

E' vero che esiste un mercato delle lauree che chiunque può acquistare. E' vero anche che ci sono dei sistemi seri che permettono di studiare con le university americane, pur rimanendo a casa propria. E' vero anche che certe lauree americane così ottenute sono di grande prestigio e non hanno nulla di invidiare alle italiane.

Anche nelle università italiane si sono venduti titoli di studio e spesso si comprano gli esami, per cui spesso ci troviamo con degli Ingegneri che non sanno proprio niente. Tutto il mondo è paese e per gli imbrogli non abbiamo bisogno di rivolgersi alle scuole americane (non possiamo negare certi fattori).

Io che sto scrivendo, sono l'esempio vivente di colui che in gioventù non ha avuto possibilità di studiare normalmente; a 60anni grazie ad una realtà USA sono riuscito a coronare il sogno di tutta una vita, cioè diventare un "DOTTORE". Ci sono riuscito ed ora voglio promulgare a tutti la verità.

domenica 13 dicembre 2009

Missione orientata al MERITO.

La ‘MISSION’ che io Gian Pietro Bomboi intendo conseguire con il mio sito: www.laurea.us è in sintesi; la valorizzazione della professionalità dell’individuo. Tutti i consigli e supporti che intendo fornire a chi me li chiederà, saranno relazionati alla mia personale “esperienza”. Anche io mi pongo una questione di “ETICA MORALE” nel senso che, privilegerò sempre una determinata categoria di

La prima condizione da prendere in considerazione, è che, chi intende acquisire una Laurea USA, dovrà necessariamente trovarsi in una precisa posizione di età ed esperienza. Così non prenderei mai in credito, e non avallerei mai una richiesta da parte di un ragazzo che abbia appena terminato la Maturità e non abbia alle spalle una esperienza lavorativa. In questo caso si tratterebbe di aiutare una persona ad ottenere una Laurea che in sostanza (data la non esperienza) si annullerebbe da se.

La mia Missione è quella di valorizzare l’esperienza umana che purtroppo in Italia viene disattesa a pro delle Università istituzionali le quali portano agli “Ordini” che io preferisco chiamare “Corporazioni”. Non è difficile realizzare che tutto si traduce in un gioco sottile e… terribile. Quando penso che certe cose sono appannaggio di un stretta cerchia di persone; le quali per forza di cose debbono essere per così dire inquadrate e incanalate in privilegi che non gli spettano… allora francamente ho paura e vedo intorno a me come delle ombre nere. Vedo una grande contraddizione da parte del Potere dello Stato, nello stesso momento che, si cerca di porre veto alla libertà dei suoi sudditi, quando questi ultimi tentano in tutti i modi di “ISTRUIRSI”.

La concretezza dei fatti che ho appena esposto si realizza dal momento che sono state create delle leggi ad hoc a protezione delle università. La più grande stupidità matura, quando si sentenzia: “Nessuno ha diritto di fregiarsi del titolo di DOTTORE, se non è stato laureato in una Università autorizzata dallo Stato italiano”. Scusami Potere!! Ma… oltre lo Stato italiano esiste il vuoto?? Forse le altre Nazioni sono indietro rispetto a noi?? Ovverosia noi siamo quelli che abbiamo inventato la CULTURA??? Certo che non è così e tu Potere lo sai bene. Sa bene che i ricchi mandano per esempio i loro figli a studiare negli Stati Uniti d’America e… sanno che una volta rientrati in Patria troveranno i migliori posti di lavoro.

La verità è che il Potere ha un brutto vizio: vuole comandare e dare le direttive – vuole salvaguardare chi ha il Potere dei soldi – vuole che i “Pidocchiosi” non possano accedere a certi posti di comando. Ma, cosa voglio dire??? Esempio immediato: per studiare alla Bocconi occorre pagare una tassa molto superiore alle normali università, stessa cosa per la Sapienza – San Raffaele etc. etc.. La stessa cosa che avviene in un locale alla moda; li la selezione avviene in modo naturale, nel senso che nessun cliente povero (di soldi) si sognerebbe di entrare e pagare un caffè 10 – 20 euro, come nessuno si sognerebbe di entrare in un albergo e pagare una stanza 500-1000 euro a notte; in questi casi la selezione avviene in maniera indiretta senza tante discussioni, se non i soldi che, ci sono o non ci sono. OK Potere!!

Se le discriminazioni si possono compiere in un Bar o in un albergo destinati alla gente “IN”, nella “CULTURA” le cose sono difficile da attuare; nel senso che per imparare la matematica – la contabilità – la filosofia – etc. etc. lo si può fare anche privatamente e il risultato può essere uguale, se non superiore a quello ottenuto nelle università. C’è però un’altra forza “TREMENDA” che il Potere non vuole accettare… l’esperienza dei decenni di lavoro che chiunque acquisisce naturalmente. Il Potere non vuole che in certe cose il cittadino possa Arrangiarsi da se. Il motto sembra essere: “vivere o crepare”.

Io, avendo percorso di 50anni (ho iniziato a studiare Elettrotecnica per corrispondenza nel 1956!!) di studio ed esperienza, ho conseguito un certo numero di titoli di studio dal Tecnico al Dottore all’Ingegnere. Tutti titoli non ottenuti in modo ortodosso come vorrebbe il Potere ma… autentici e sacrificati. Io penso ad un titolo di studio, come ad una consacrazione; penso ad un titolo di studio come ad uno stato di “ESSERE” e non di “AVERE”; penso altresì che il sacrificio è sacro e… nessun Potere può porvi “Veto”. La mia “MISSION” per adesso si articola su aiuti sinceri per chi me li chiederà. Per questo intendo agire secondo semplici (ma fondamentali) regole di Etica, perché penso che, solo camminando onestamente non potrò avere mai paura del Potere, da che parte esso provenga.

Art. n. 1

L’età minima del candidato dovrà essere di 32 anni

Art. n. 2

Il candidato dovrà avere una esperienza professionale di almeno 10 anni per potere essere preso in considerazione per l’ottenimento di un Bachelor o Master Degree.

Art. n. 3

Il candidato dovrà dimostrare con le soluzione di una serie di quiz valutativi di avere l’esperienza circa il campo per il quale cerca il titolo di studio.

Art. n. 4

Dovrà scrivere una Tesi di Laurea sull’argomento, minimo 80 pagine + una serie di tesine "Tematiche".

Art. n. 5

Si impegnerà a dare informazioni veritiere, saranno privilegiate le informazioni documentate.

Art. n. 6

Il candidato che otterrà un Bachelor o un Master Degree dovrà dimostrare serietà e responsabilità, nonché spirito di voler apprendere e migliorare per tutta la vita.

Il mio impegno (non formale) consisterà in un aiuto concreto e l’indicazione delle strade da me percorse. Questa è la mia missione che intendo seguire in questo momento, affinché possa sondare le possibilità che di concreto esistono per chi desidera ottenere un riconoscimento ai propri meriti.

Differenza tra laureato “legale nostrano” e laureato USA.

Il laureato italiano con la sua Laurea “legale” si trova in una posizione di diritto acquisito, non importa che sue capacità siano (in pratica) all’altezza della situazione (possono esistere dei laureati che non sanno quello per cui sono stati laureati). La loro Laurea da il diritto di accedere agli esami di Stato e all’iscrizione nelle apposite corporazioni. Per loro si aprono tutte le porte e un Ingegnere può esercitare la sua professione. Non importa se le sue capacità sono quasi a “ZERO!!”. Diciamo che è una strada formale senza ritorno, nel senso che ha una copertura totale per tutta la vita. Quanti Ingegneri civili ho visto quasi analfabeti incapaci di calcolare una qualsiasi equazione o portare avanti il calcolo di una struttura in cemento armato – quanti commercialisti ho visto incapaci perfino di compilare un semplice 730 o 740. Quanto laureati ho visto partecipare ai quiz televisivi e non saper rispondere a semplici domande che persino un ragazzo delle medie ha studiato. Sulla legalità dei titolo di studio ha parlato diffusamente perfino il Prof. Mario Monti della Bocconi di Milano… leggete attentamente l’articolo.

Il laureato USA, non avendo in America i titoli valore legale, sono costretti a dimostrare ogni momento le loro vere capacità. Diciamo che il loro Master Degree è un titolo onorifico e di prestigio. Il vero valore deriva dalla serietà dell’University e dalla bravura del portatore.

La verità sui titoli americani e sul loro valore

Le istituzioni italiane, non dicono tutta la verità sulle varie leggi - decreti - trattati di amicizia - Sentenze di cassazione e tanto altro. Quello che si sente spesso dire, riguarda le leggi fondamentali così come sono state promulgate alcune dal tempo della monarchia (regi decreti). Secondo la Legge italiana, certe parole come: "Università - Laurea - Facoltà - Toga - Tocco - Dottore - Ingegnere" sono "TABU'". Secondo Codice si potrebbe rischiare persino la GALERA.

Se proviamo ad andare a chiedere informazione al Potere, ci sentiremo rispondere con una una serie di proibizioni e... minacce di chissà quali ripercussioni. Ora, vorrei rivolgermi tanta serietà a chi mi sta leggendo: "spesso, navigando in Internet si possono seguire dei dibattiti nei quali si parla a sproposito delle lauree americane. Si grida allo scandalo perché Ricucci ha comprato una Laurea in una Università non tradizionale di San Marino. Certo, può anche averla comprata ma, francamente, pensate veramente che una persona come Ricucci non abbia le capacità di avere una Laurea in economia e commercio. Io penso che abbia dieci volte le capacità di uno studente che ha studiato in una prestigiosa Università italiana. Le sue capacità le ha dimostrate sul campo. Certo, il suo operato è tutto da discutere ma... per fare le scalate che ha fatto (nel bene o nel male), occorrono delle capacità fuori dal normale. Su una simile Laurea ci sarebbe tanto da discutere anche pensando che l'abbia acquistata. Come detto in precedenza, in America si bada alla sostanza ed è possibile ottenere una Laurea anche senza frequentare una sola lezione. Per certi casi, basta dimostrare le proprie capacità per conquistare un Master Degree (sistema meritocratico).

Una volta ottenuta una Laurea americana, non è detto che si abbia in mano un semplice pezzo di carta senza valore. esistono le modalità di rendere legale il documento per essere presentato in tutto il mondo per il valore implicito dello stesso. Ci sono due procedure da compiere: la prima è la legalizzazione presso un Notaio pubblico - la seconda è dotare il documento di una APOSTILLE. Queste due procedure rendono il documento "legale" per essere accettato in tutte le Nazioni che hanno ratificato la convenzione dell'Aja del 1961.

Con una Laurea americana si è laureati anche in Italia e... si ha diritto ad essere chiamato DOTTORE. Il titolo è accademico e non lo si può usare per accedere alle corporazioni o a quegli impieghi ove occorre essere in regola con le leggi italiane ma... sempre e dovunque un laureato è tale!!!

venerdì 2 ottobre 2009

Considerazioni sui titoli USA

In risposta al mio lavoro, ho ricevuto parecchi apprezzamenti positivi da parte di persone che hanno sposato la mia tesi sul valore della professionalità, facile (all’infuori dell’Italia) da trasformare in un titolo di studio confacente alle aspirazioni di chi ha lavorato per tutta una vita con zelo, proiettato alla scienza e tecnologia. Chi mi ha scritto lo ha fatto con trasparenza chiedendomi consigli su quanto presente sul mio sito: http://www.laurea.us/ . Naturalmente il mio “lavoro” non è stato accettato da tutti e in special modo da coloro che vorrebbero che in Italia restasse in vigore per sempre, un sistema di protezione ai diritti acquisiti. Io penso ad una piramide il cui vertice è rappresentato dagli ordini dei professionisti, i quali vorrebbero che le loro fila rimanessero in numero ristretto, si da poter dettare legge, per esempio sulle tariffe delle loro prestazioni. Nella realtà dei fatti, riuscire a scriversi ad un “ordine” quale: “dentista – geometra – ingegnere – architetto etc. , etc.”, significa avere raggiunto una posizione di prestigio che permette di guadagnare tanti soldi. Penso ad un geometra che con cinque anni dopo le medie, riesce a conquistare il suo Diploma: un annetto di tirocinio per arrivare all’iscrizione al suo bravo “albo” ed ottenere un timbro tondo che, da quel momento gli permetterà di fare soldi ed avere il “MONOPOLIO” rispetto ad uno sprovvisto della “licenza” ma che in pratica sarebbe capace di progettare una casa in modo migliore.
Avere il Monopolio, significa poter applicare delle tariffe "cieche", significa progettare una casa con l’ausilio di un Software (es. AutoCad) che nell’arco di mezza giornata può produrre il progetto completo di computo metrico – distinta dei prezzi - materiali occorrenti e tutto un rapporto completo da consegnare al cliente per una cifra di 3-4mila Euro. Qualcuno mi dirà che il geometra ha sostenuto un certa spesa per organizzare il suo studio. Certo, l’equivalente del prezzo di un’auto di media cilindrata!! Stesso ragionamento (ma con più guadagno) si può fare per un Ingegnere o Architetto, dobbiamo solo moltiplicare gli incassi.
Voglio pensare ad un dentista, il quale dovrà spendere un po’ di più per arredare il suo ambulatorio. Ma, una volta sostenuta la spesa, può fare soldi superiore a chi spaccia “cocaina”. Tutti siamo andati da un dentista e tutti sappiamo le loro tariffe. Di certo, se ci fossero dentisti – geometri – ragionieri – commercialisti - ingegneri – architetti in un numero maggiore e se non esistessero gli “ordini” ma… ognuno (se competente) avesse la possibilità di guadagno in relazione alle sue vere capacità, le tariffe si ridimensionerebbero e molte più persone (competenti) avrebbero la possibilità di lavorare e tutti avremo la possibilità di rivolgerci ad un professionista, senza il terrore di essere “spennati”. Non ho toccato la categoria degli avvocati e notai, una zona dove le tariffe non hanno nessun limite. Non è difficile sentirsi chiedere 500-1000 euro per una lettera o una breve consulenza da 30-40minuti. Quello che ho appena accennato è il vertice del triangolo, recettore di tutti i favoritismi che la Legge concede a questi signori. La base del triangolo (come sempre) siamo noi quando ci tocca essere (nostro malgrado) loro clienti e… le istituzioni sempre preposte affinché tutto debba funzionare come scritto negli articoli e comma vari. Fanno parte della base anche le università preposte e protette anch’esse dalla Legge, atte a sfornare laureati in nome della Legge (appunto!) - i media che, volere o volare seguono sempre il "padrone".
Naturalmente tutto il sistema (compresi i mezzi di informazione) vibra armonicamente con una sola frequenza: “in Italia solo chi è laureato da una Università riconosciuta dal MIUR, ha il diritto di farsi chiamare “Dottore”, gli altri che per vari motivi si trovano in possesso di un titolo di studio “estero”, non vengono riconosciuti. Voglio dire che: un “Dottore” laureatosi in America o altra Nazione diversa dall’Italia, nel nostro territorio deve stare attento a come si presenta, perché c’è il pericolo che venga denunciato per “usurpazione di titolo”. La legge che disciplina queste regole è la: n. 1269 del 4 Giugno 1938 che… seppur con diverse modifiche, ha mantenuto integro lo spirito di costrittivo assolutista. C’è un fatto che nessuno considera (complici le istituzioni):
dal 1938 ad oggi sono stati emanati dei Decreti – ci sono state sentenze di Cassazione – ci sono stati accordi tra gli USA e l’Italia, con i quali si è stravolto tutto il sistema della chiusura dell’Italia verso gli altri paesi che certamente non si trovano indietro in nessun campo rispetto a noi.
Dal 1938 è cresciuta l’Europa e noi ci dobbiamo allineare. Purtroppo: la stampa – complici naturalmente le “corporazioni” spesso e volentieri spara a zero contro le lauree americane, adducendo il fatto che parecchi le comprano e così diventano dottori senza avere frequentato le normali università. Forse esiste il fenomeno ma… nell’80% dei casi si tratta di persone con una solida esperienza professionale e… la maggior parte di queste lauree sono in sostanza dei riconoscimenti alla carriera dei singoli soggetti. In un regime di onestà le università preposte alla concessione di tali titoli, lo fanno solo dopo avere controllato il Curriculum del candidato che deve dimostrare di avere i requisiti necessari. Non è solo chi compra una Laurea che viene criticato e condannato ma… chiunque ne possiede una purché non sia italiana (almeno che non sia uno scienziato americano, allora il Potere delle istituzioni si cala le braghe). Io sottoscritto ho una Laurea americana ma… non l’ ho comprata. Ho svolto presso una University americana con sede in Milano, un percorso con delle persone che ho conosciuto – ho studiato – ho collaborato. Ho trovato un Teen di persone che mi hanno aiutato creando un percorso ad hoc, considerando quello che già conoscevo e ciò che avrei dovuto integrare. Ho scritto una Tesi di Laurea da 180pagine + una serie di monografie per altre circa 500pagine – ho frequentato una serie di Seminar tenuti da persone competenti, alcune delle quali lavorano da anni in strutture italiane d’avanguardia. Ho sostenuto un esame ed ho ottenuto dei documenti firmati da delle persone con le quali ho studiato e dialogato. Quindi, un percorso che mi ha portato al conseguimento di un prestigioso “Master Degree” che tradotto in italiano significa “Laurea”.
A questo punto, posso dire senza tema di smentita che, tutto quanto viene promulgato attraverso i “media” circa la validità delle lauree americane in Italia è semplicemente una “Bufala”. Cercherò di spiegare il perché:
“secondo il MIUR, nessuna Laurea che non sia stata conferita da una Università italiana o estera riconosciuta (dal MIUR) è valida”
Quanto appena detto mi costringe ad una riflessione: su quali basi il MIUR riconosce una University americana? Essendo negli USA i titoli di studio privi di valore legale, ne deriva che anche le university non sono una cosa legale. E allora (mi domanderete) l’Harvard è uguale ad un qualsiasi istituto. Certo, legalmente parlando è così. Caso mai per l’Harvard o per qualsiasi University vale il “Prestigio” (al posto della formalità che non esiste). L’Harvard esiste da oltre 300anni (trecento anni!!) e questo le basta per essere al di sopra di tutto. Il MIUR conosce il prestigio dell’Harvard e di certo (Legge o non Legge) sarebbe imbarazzante ignorare i fatti. Però tutto il riconoscimento (obbligato) è una cosa non formale, cioè il riconoscimento per forza dei “Fatti” non delle leggi. Proseguendo con lo stesso ragionamento, anche la Yorker dove mi sono laureato io, deve godere dello stesso trattamento. Si può dire: o la Yorker e altre o nessuna. Dal momento che in America il titolo di studio non ha legalità, noi del MIUR non lo accettiamo.
Un chirurgo americano (di chiara fama), si trova per vari motivi in Italia, però non è scritto in nessun “ordine” di professionisti… come lo dobbiamo chiamare? Signor Pinco Pallino – oppure con il titolo che gli compete? Secondo la Legge non potrebbe farsi chiamare “Dottore” perché violerebbe la Legge. Allora come la mettiamo? Può vedere il lettore che in questo caso si “violenta” la Legge italiana e… nessuno può farci niente. Allora? La logica mi dice che: “qualsiasi titolo di studio, ottenuto in qualsiasi parte del mondo, è spendibile come un secondo nome. Un titolo di “Dottore” è un qualcosa di spirituale che appartiene in modo indissolubile a chi lo possiede e… nessuno o nessuna Legge può farci niente. A proposito, c’è qualcuno che possa mettermi a conoscenza di qualche individuo che abbia avuto delle grane per colpa di una Laurea americana?
Ho letto tanta stampa – ho navigato in Rete – o seguito tante vicende o dibattiti sull’argomento che stiamo trattando però… strano (ma vero) non ho mai sentito parlare di “APOSTILLE”, una parolina francese che porta in se un significato fondamentale. Un Convenzione dell’Aja del 05 ottobre 1961 che abolisce di fatto le autentiche presso le ambasciate. In pratica: “la mia Laurea o qualsiasi altra, una volta APOSTILLED negli USA (Paese di provenienza), deve essere accettata senza discussioni in uno qualsiasi degli oltre 100 paesi che hanno ratificato la Convenzione, tra le quali c’è anche l’Italia. Come può vedere il lettore, ci sono sempre delle cose da sapere che, all’occorrenza sono come un coniglio di un prestigiatore. E’ una cosa grande l’argomento università – ci sono interessi interconnessi che non è tanto facile smontare. Difficile far perdere il prestigio ai templi di marmo – ai professori impomatati o rettori. Naturalmente parlo delle persone abituate a trasformare la gioia della conoscenza, in una gravità e in un’organizzazione militare. Queste persone “aristocratiche” non considerano gli autodidatti – considerano di terza categoria le Open University che esistono da secoli in Gran Bretagna - Stati Uniti d’America. Io debbo dire per esperienza personale (avendo studiato un corso di Elettrotecnica ed uno di Programmazione per corrispondenza) che, il risultato è maggiore (se uno ha la giusta motivazione) dello studio tradizionale. D'altronde in America dal 1860 ad oggi con le università per corrispondenza si sono laureate 7-8 milioni di persone. Perché in America hanno funzionato le università per corrispondenza?
Pensate ai territori vasti, dove per andare da un paese all’altro si dovevano percorrere centinaia di Km. Oppure per spostarsi da una fattoria in città erano interposte distanze che di certo non si potevano percorrere giornalmente, inoltre le persone non avevano la possibilità di trasferirsi nelle grandi città, perché occorreva lavorare con le mandrie piuttosto che con l’agricoltura. Le dispense – i compiti e tutta l’interazione allievo-docente avveniva esclusivamente per “Corrispondenza” cioè a mezzi posta. Allora non esistevano i Fax o Internet. Eppure chi ha avuto volontà ha studiato e si è laureato. Ai giorni nostri con i mezzi disponibili (Videoconferenza – Fax – posta Elettronica), tutto diventa più facile e si possono ottenere dei risultati migliori di quelli ottenibili nelle scuole normali. Eppure, ci sono i “Professori” tradizionalisti o asserviti al Potere che non prendono minimamente in considerazione i sistemi appena descritti.
Non sarà tutta questa storia, l'eterno sogno del Potere che vorrebbe un mondo di privilegi per pochi eletti, con una distinzione netta tra i ricchi che possono mandare i propri figli alle università, in modo da potersi laureare - essere riconosciuti dal Potere dello Stato e i "poveri" senza nessun'altra scelta, obbligati a rimanere terra-terra per "servire" in silenzio i privilegiati?
No! Oggi ci sono i mezzi disponibili per tutti e... chiunque con una buona motivazione può diventare importante e "DOTTO". A poco servono le minacce da parte del Potere. Se vogliamo rispettare le leggi (lo vogliamo) esse sono in nostro favore. Bisogna interpretarle in maniera giusta.

mercoledì 7 marzo 2007

Diritto d'autore e Internet

Parlare di diritto d’Autore considerando Internet, diventa un discorso che può avere un solo senso. Una dimensione di comunità che implica dei valori e delle realtà chiare delle quali occorre tenere conto se vogliamo che il progresso dell’uomo sia certo e sicuro per tutti in piena eguaglianza. Prima di addentrarci nella tematica appena impostata, occorre spiegare il vero significato della parola “comunicare”: senza volere descrivere il vero significato del termine, voglio schematizzare con una battuta il concetto:
“la nuova fonte del POTERE non è il denaro nelle mani di pochi, ma la CONOSCENZA nelle mani di molti”.
È chiaro il collegamento diretto tra la parola “comunicare” e “Potere”. Il teorema ci dice che, il nostro futuro è nella conoscenza che deve essere di tutti indiscriminatamente. Non è possibile prospettare un futuro, nelle mani di poche entità, perché in un futuro non troppo lontano, avremo bisogno delle risorse di tutti. Avere popolazioni “ignoranti” vorrà dire spendere risorse immense per combattere guerre che come ormai sappiamo, producono solo miserie e povertà. Il pianeta che ormai diventa sempre più piccolo e dove le distanze sono relative, nel senso che, con i mezzi di comunicazione spesso non abbiamo bisogno di spostarci dalla nostra sede e possiamo interagire con persone distanti da noi migliaia di Kilometri.
Per gestire le risorse appena descritte, occorre che tutti abbiano la conoscenza …e pensare ad un sapere per pochi è pura utopia. Quello che intendo dire non è un mio pensiero personale ma bensì una realtà che anche il Potere politico e istituzionale dovrà accettare e applicare se riconoscerà che il futuro del nostro pianeta dovrà essere roseo e non avviato verso un’Apocalisse che sarà inevitabile se continuerà a permettere che il capitale venga accentrato nelle mani di pochi.
Internet è una creatura composta dai dati di centinaia di milioni di utenti, i quali hanno inserito la loro conoscenza maturata in decenni di esperienza. La Rete è composta da decine di miliardi di pagine e diventa sempre di più un veicolo di conoscenza per tutti. La Rete è un eccellente veicolo di informazione in tempo reale – la Rete è la connessione delle singole intelligenze. Tutto quello che possiamo trovare in Internet è gratis e nessuno si è sognato mai di chiedere il “diritto d’Autore”, anche perché sarebbe una cosa inattuabile e… non farebbe altro che minimare la Rete stessa, portandola gradatamente verso l’involuzione.
Internet è una creatura con ben precise caratteristiche:

“Internet libera” = evoluzione – incremento – convenienza per i singoli e… per le grandi organizzazioni di Business, che possono vedere i loro introiti moltiplicati in modo esponenziale.
“Internet controllata” = involuzione – calo di interesse da parte dei singoli e… di conseguenza, minore interesse da parte delle attività commerciali e industriali.

Se è vero che nella libertà la Rete subisce un aumento esponenziale, è vero pure il fenomeno inverso che si manifesta nel momento che si pretende di “lottizzare” tutta la struttura (che è sempre virtuale) in una dimensione che permetta lo sfruttamento da parte di pochi. Voglio dire che, in Internet non esistono le “regole” e… tanto meno, si può pretendere di accaparrare pezzi di territorio come siamo abituati a vedere nell’ambiente “reale”. Il fenomeno è dovuto al fatto che in Internet nulla può essere di domino personale ma… in reale comunione. Il gridare ai pirati equiparati a delinquenti ha creato un allarmismo fuori luogo a pro dei detentori dei cosiddetti diritto d’Autore. Già, ma quali sono i veri detentori e su che cosa dovrebbero vantare diritti? Facciamo alcuni esempi:

Steven Job?
Che con il suo Music Store ha venduto dal 2003 fino al 2006 (tre anni) circa SEIMILIARDI di brani musicali al prezzo di 0.99 dollari cadauno. Non occorre essere degli esperti di cose finanziarie per desumere l’immenso guadagno di questo signore che oltre tutto produce il riproduttore (iPod) venduto ad un prezzo di quattro volte superiore al costo di produzione. Anche in questo caso dobbiamo considerare che di questi aggeggi ne sono stati venduti per decine o centinaia di milioni di esemplari. Il guadagno del signor Job supera il PIL di una piccola Repubblica - oppure di una media industria con decine di operai che produce dei beni di consumo reali. Eppure negli anni appena considerati sono stati scaricati e scambiati altrettanti brani musicali gratis! Figuriamoci se il fenomeno non fosse esistito – se tutti fossimo “onesti” e proiettati verso il sempre maggior guadagno per questo signore uguale ad altrettanti miliardi di abitanti di questa Terra, con l’unica differenza che ha dalla sua la protezione delle leggi scritte ad hoc per lui e molti altri che vivono di favoritismo. Il signor Job si troverebbe ad aver guadagnato cifre favolose alla faccia di quelle persone che ogni giorno muoiono di “Tracoma” o di insufficiente alimentazione.
Vendere musica in Rete non necessita di strutture, perché non si vende nulla di fisico. Una volta che sono stati riversati in un Server i brani da vendere, è come se appendessimo un quadro alla parete e vendessimo l’autorizzazione a scattare una fotografia dello stesso. Capite che, l’originale rimane sempre li (appeso) e… che si scattino 10 – 100 – 1000 o un milione di fotografie, nulla viene tolto – all’originale e nulla viene fornito a chi ha avuto l’autorizzazione a scattare una fotografia per avere una copia dell’opera d’arte a casa propria. Chi scarica musica deve avere il suo apparecchio (pagato a carissimo prezzo) e… tutte le spese sono a suo carico.
Il lavoro di chi vende musica attraverso Internet oltre che abusivo verso la comunità, sfrutta la Rete che in sostanza è di chi:

Sta leggendo questo scritto.
Spende per la connessione a Internet.
Occupa tempo ed energie per scrivere e pubblicare le sue idee.
Paga il mantenimento di un suo Dominio.
Condivide la sue esperienze con tutti!!

Tutti noi siamo i padroni della Rete e… in un regime di vera Giustizia dovremo essere risarciti per i nostri sforzi per la nostra volontà. Parlare di “Pirati” significa considerare tutto il popolo della Rete semplicemente una massa di delinquenti, che giornalmente sono passibili di commettere Reato. Si è pensato di far pagare una balzello per che acquista dei CD-ROM vergini, che possono essere usati per tanti usi oltre che per masterizzare musica. I proventi di questa assurda tassa vengono pagati ai detentori dei diritti che con tempo hanno acquistato dai singoli artisti. Tutto questo fare è un’operazione di abuso verso chi non può di certo opporsi e di incentivo verso chi ha guadagnato mille volte del normale. La vera Giustizia sarebbe, che i proventi della tassa sui dischi vergini, dovrebbero essere versati alle fabbriche che producono i supporti, perché con l’avvento della vendita della musica in Rete, la richiesta di CD è crollata costringendo i titolari a chiudere e licenziare le proprie maestranze.
C’era da aspettarselo che le cinque – sei Major che si spartiscono i diritti sulla musica, avrebbero realizzato che con la Rete ci sarebbero state delle opportunità per un Business fuori da ogni previsione. È chiaro che, chi ha soldi ha le capacità di approfittare delle opportunità che l’interpretazione fatta a senso unico e con arroganza delle leggi vigenti offre loro. Se il sesto potere è la comunicazione – il settimo potere sono gli avvocati, per i quali la ragione può essere costruita ad hoc e permette sempre a chi può disporre di soldi di vincere sui deboli. Deboli singolarmente ma… con forza superiore a qualsiasi Major o istituzione quando si tratta la Rete nel suo complesso. Andiamo a vedere quali sono state e quali saranno le ripercussioni future, dell’arroganza del Potere. Internet può contrapporre forze in un rapporto di mille a uno con le istituzioni che, seppur organizzate e con disponibilità di mezzi tecnici di avanguardia, non possono competere con i personaggi che nella Rete sviluppano la loro intelligenza.

Occorrono 24 ore per aggirare una protezione anticopia.
Il prezzo dei supporti vergini che con la Rete possono essere ordinati da zone franche, sono crollati (perché per fortuna non tutti fanno pagare il balzello).
I supporti odierni hanno capacità sempre maggiore e contengono sempre più brani musicali.
Il prezzo delle memorie Flash è in discesa e… ogni giorno acquisiscono maggior capacità.
Oggi si parla di memorie capaci di contenere migliaia di brani grandi quanto un’unghia con prezzi sempre più abbordabili da chiunque.

Se il Potere dovesse decidere (per fare contente le Major) di controllare tutti i potenziali pirati, il tutto si concretizzerebbe in un’impresa tanto fantasmagorica quanto impossibile. Si tratterebbe di controllare milioni di Computer – centinaia di milioni di telefonini, oppure una molteplicità di entità che, ammettendo che l’azione sia possibile, occorrerebbero risorse moltiplicate per cento rispetto a quelle disponibili in una qualsiasi organizzazione di forze dell’ordine. Sto parlando di contrastare mezzi che già oggi sono disponibili per chiunque o quasi.
Se mi proiettassi avanti di dieci anni, vedrei scenari che anche con la mente proiettata all’avvenire, mi risulterebbero impossibili, pur sapendo che, ciò che in realtà avverrà, sarà molto più avanti su quello che la mia mente fantastica possa pensare. Vedo delle memorie allocate in un ciondolo appeso al collo (una catenina) capace di contenere 10.000 brani musicali, richiamabili a comando vocale, capace di trasmettere la musica ad un auricolare impiantato all’interno dell’orecchio (invisibile) che mi permette di ascoltare la musica di mio gradimento, oltre che di telefonare.
Naturalmente le parole: scaricare o condividere musica, perderanno di significato, anche perché un qualsiasi File musicale o altro, non avrà più un’allocazione fissa geografica. Essendo tutte le apparecchiature: Computer – telefonini – televisore di casa – riproduttori di qualsiasi genere… totalmente interconnessi tramite la ragnatela di Internet. Il risultato sarà che, nel momento che desidererò ascoltare un brano musicale, mi basterà pronunciare il titolo e… il brano partirà. Non ci sarà un’allocazione precisa ma… potrà essere riprodotto in spezzoni provenienti addirittura da diversi continenti contemporaneamente. Sto parlando della Rete totale!! Un sistema capace di contenere tutta la sapienza umana, disponibile per tutti perché di tutti.
Impossibile pensare ad una qualsiasi restrizione o regola ferrea concepita da hoc per agevolare i “pochi” con lo scopo di difendere i diritti d’autore che nella pratica non esistono. Se esistessero, sarebbero di tutti indistintamente così che tutto si eliminerebbe automaticamente. Già ma che cosa si vuole ottenere riconoscendo a forza diritti per pochi? Un cantante di successo vende normalmente milioni di copie in un anno – fa tournee in giro per il mondo – apparizioni TV e… ci vuole poco per capire le cifre astronomiche incassate. Già con questo primo stadio di profitto dovrebbe esaurirsi il diritto personale e chiunque dovrebbe avere il diritto di possedere un brano del suo autore preferito, magari copiato dall’originale di un suo amico – oppure scaricato da Internet. Forse la mia idea può sembrare provocatoria (non lo è) ma… è assurdo il concetto che l’autore di una canzonetta debba aver il diritto esclusivo per tutta la sua vita e addirittura tramandarlo ai posteri fino a 70anni dopo la sua morte. Nella mia vita ho spesso sentito parlare di un certo Mogol. Di certo questo signore avrà scritto migliaia di brani ed è facile capire quanti soldi avrà intascato e quanti soldi verranno incassati fino a 70anni dopo la sua morte. Una situazione assurda e fuori da qualsiasi logica umana.
Vogliamo parlare di uno scrittore di successo, il quale per ogni libro pubblicato, riesce a vendere: 700.000 – 1.000.000 di copie? Naturalmente un buon scrittore non scrive un solo libro ma… decine o centinaia ed è facile immaginare il guadagno. Il diritto sull’opera è sottinteso e nessuno può in nessun caso vantare di avere scritto un libro di un determinato scrittore, poiché una volta di dominio pubblico diviene tutto scontato! Allora? A che pro si vuole incassare tramite la SIAE un diritto su una sostanza che non esiste? Certamente per dare sempre di più a chi ha già tanto.
Nei fatti: il diritto d’Autore non ha nessuna rilevanza su chi non ha successo. Se scrivessi un libro, trovassi un editore disposto alla pubblicazione ma… le vendite sarebbero scarse, a nulla mi servirebbe il diritto d’Autore. Poi… perché la SIAE si interpone obbligatoriamente nell’incasso dei diritti? Ha forse un senso obbligare chi promuove una festa paesana in onore di un Santo di pagare la gabella su una “colletta” fatta casa per casa – euro su euro con grande sacrificio? Perché debbo pagare la SIAE in una festa dove magari recito poesie scritte da me stesso? È chiaro che in questo caso si tratta di un’arroganza avvallata dalle Forze dell’Ordine per incassare (sottrarre) soldi assolutamente non dovuto, approfittando della paura che si ha verso la Giustizia che in questo caso si trova ad assecondare una Legge ASSURDA.

sabato 3 marzo 2007

Tra Brevetti e Copyright

Le leggi sui brevetti e sui diritti di copyright sono i mezzi tramite i quali lo Stato, che è il più grande dei monopoli, garantisce ai monopolistici speciali privilegi a spese di molti, per proteggerli contro la competizione per un periodo lungo abbastanza da metterli in condizione di sottrarre alla gente costi superiori al valore dei loro servizi. Per questo le Major della musica lottano per mantenere i diritti sulla musica. Oggi che in Rete ci si può scambiare di tutto, permettendo a chiunque anche se squattrinato di potere attingere alla cultura e arte. I signori dei “diritti” acquistati da singoli cantanti, con soldi frutto dei grossi proventi derivanti dalla musica che, viene pagata per un 5% agli artisti, con un margine del 95% quasi netto, se togliamo le spese di duplicazione di una compilation che può essere del 2% del prezzo del prodotto finito.
L'abolizione dei privilegi potrebbe regalare ai loro attuali beneficiati una salutare paura della competizione, che da quando mondo è mondo è sempre esistita negli scambi commerciali di qualsiasi genere. Il monopolio potrebbe indurli a contentarsi di pagamenti per i loro servizi uguali a quelli che altri lavoratori prendono per i loro, e a mettersi al sicuro proponendo i loro prodotti e lavori sul mercato fin da principio a prezzi tanto bassi che il loro modo di fare affari non potrebbe tentare altri a mettersi in competizione con essi. I monopoli dei Brevetti e del Copyright sono una specie di diritti di proprietà che dipendono per la loro legittimità dalla sottile nozione di "proprietà nelle idee". I difensori di questa proprietà propongono una analogia fra la produzione di cose materiali e la produzione di astrazioni, e per questo paragone dichiarano che il costruttore di prodotti mentali, non meno del costruttore di prodotti materiali, è un lavoratore degno del proprio salario. Fin qui va bene.
Ma, per completare le loro tesi, essi sono costretti ad andare oltre, e a esigere, in violazione della loro stessa analogia, che il lavoratore che crea prodotti mentali, a differenza di quello che crea prodotti materiali, abbia diritto all'esenzione dalla competizione. Poiché il Signore, nella sua saggezza, o il Diavolo, nella sua malizia, ha disposto le cose così che l'inventore e lo scrittore produca naturalmente da uno svantaggio, l'uomo, nelle sue forze, propose di supplire alla (divina o diabolica) mancanza con un artifizio che non soltanto elimina lo svantaggio, ma in realtà dà all'inventore o allo scrittore un vantaggio che non ha nessun altro lavoratore - un vantaggio, per giunta, che in pratica va all'inventore o all'autore, al promotore e all'editore ed al monopolista. L'argomento per la proprietà nelle idee può sembrare di primo acchito convincente, ma se tu ci pensi abbastanza a lungo, comincerai ad esserne sospettoso. La prima cosa, forse, a destare il tuo sospetto sarà il fatto che nessun sostenitore di tale proprietà propone la punizione di quelli che la violano, essendo soddisfatti loro stessi dal porre coloro che violano tale proprietà sotto il rischio di pericolose cause legali, e che quasi tutti loro desiderano che anche il rischio delle cause legali scompaia quando il proprietario ha goduto del suo diritto per un certo numero di anni.
Allora, se, come Alphonse Karr, scrittore francese, ha rimarcato, la proprietà delle idee è una proprietà uguale ad altri tipi di proprietà, allora le sue violazioni, come le violazioni delle altre proprietà, meritano la punizione dei criminali, e la sua vita, come quella di ogni altra prosperità, dovrebbe essere assicurata contro lo scorrere del tempo. E sorge il sospetto che la mancanza di coraggio nelle proprie convinzioni possa essere dovuta a un istintivo sentire di essere nel torto. Io suppongo che, se fosse possibile, e se fosse mai stato possibile, per un illimitato numero di individui usare in un numero illimitato di posti la stessa cosa concreta nello stesso tempo, allora non ci sarebbe potuto essere nulla di simile all'istituzione della proprietà. In tali circostanze, l'idea di proprietà non sarebbe mai entrata nella mente umana o, se vi fosse entrata, sarebbe stata sommariamente lasciata da parte come un'assurdità tale da essere seriamente considerata solo per un momento.
Se fosse stato possibile per una creazione concreta o un adattamento della natura risultato dagli sforzi di un singolo, essere usato contemporaneamente da ogni individuo, inclusi il creatore o adattatore, impedendone la realizzazione, fino a fissare una legge per prevenire l'uso di una cosa concreta senza il consenso del creatore o adattatore, e venendo garantiti da una violazione a uno, tale violazione sarebbe stata benvenuta come una benedizione per tutti - in breve, sarebbe stata vista come il più fortunato elemento nella natura delle cose. La ragion d'essere della proprietà si trova nel fatto (vero) che non c'è alcuna possibilità, de facto che sia impossibile, nella natura delle cose, per un oggetto concreto essere usato in differenti posti allo stesso tempo. Esistendo questo fatto, nessuno può rimuovere da un altro un suo possesso ed usare la creazione concreta di un altro senza spogliare perciò tutti gli altri dell'opportunità di usare ciò che è stato creato, e per questa ragione diventa socialmente necessario, giacché una società prosperosa si basa sull'iniziativa individuale, proteggere l'individuo produttore nell'uso delle sue concrete creazioni proibendo ad altri di usarle senza il suo consenso.
In altre parole, diventa necessario istituire la proprietà privata nelle cose concrete. Ma tutto ciò è accaduto tanto tempo fa che adesso noi abbiamo totalmente dimenticato. Infatti, è veramente incerto se, al tempo dell'istituzione della proprietà, quelli che la fondarono abbiano realizzato e compreso il motivo che li spingeva. Gli uomini spesso operano per istinto e senza l'analisi che concorda con la corretta ragione. Coloro che istituirono la proprietà forse erano costretti dalle circostanze inerenti la natura delle cose, senza realizzare la quale, sarebbe stata stravolta la natura delle cose. Essi non avrebbero istituito la proprietà. Ma, anche supponendo che avessero compreso a fondo la strada imboccata, noi abbiamo dimenticato ciò che compresero. E così è arrivato il momento che abbiamo fatto della proprietà un feticcio, che noi consideriamo come una cosa sacra, abbiamo messo il dio della proprietà su di un altare come un idolo e molti di noi non stanno facendo soltanto quel che noi possiamo fare per perpetuare il nostro regno nei limiti della nostra sovranità, ma anzi stanno erroneamente tentando di estendere il loro dominio su cose ed in circostanze che, nelle loro caratteristiche-chiave, sono precisamente opposte a quelle in cui si è sviluppato il potere della proprietà. Tutto ciò che è da dire, per sommi capi, è che dalla giustizia e necessità sociale della proprietà delle cose concrete noi abbiamo erroneamente assunto la giustizia e necessità sociale della proprietà delle cose astratte - che è la proprietà delle idee - con il risultato di privare di validità, in un'estensione latra e deplorevole, quell' elemento fortunato nella natura delle cose, nelle circostanze non ipotetiche, ma reali - cioè, l' incommensurabile, fruttuosa possibilità di usare le cose astratte da un qualsiasi numero di individui in un qualsiasi numero di posti e precisamente allo stesso tempo. Noi siamo frettolosamente e stupidamente saltati alla conclusione che la proprietà nelle cose concrete implicasse logicamente quella nelle astratte, dal momento che, se abbiamo avuto la cura e la perspicacia di fare un'accurata analisi, noi abbiamo trovato che la vera ragione che detta la convenienza della proprietà nelle cose materiali rinnega la convenienza della proprietà in quelle astratte. Noi vediamo qui un curioso esempio di quel frequente fenomeno mentale, cioè la precisa inversione della verità da parte di una visione superficiale.
Di più, qualora le condizioni fossero le stesse in ambo i frangenti, e le cose concrete potessero essere usate da differenti persone in differenti luoghi in uno stesso tempo, allora, dico io, anche se l'istituzione della proprietà nelle cose concrete fosse in queste condizioni manifestamente assurda, sarebbe infinitamente meno distruttiva delle opportunità individuali, e infinitamente meno dannosa al benessere umano, che l'istituzione della proprietà per le cose astratte. E' facile vedere che, accettando l'ipotesi che una singola pannocchia sia continuamente e permanentemente consumabile, da un indefinito numero di persone disseminate sulla superficie della terra, anche l’istituzione della proprietà nelle cose concrete che assicurerebbe al seminatore di grano l'esclusivo uso di ciò che cresce nel suo campo non potrebbe, nel fare ciò, togliere ad altre persone il diritto di seminare altri campi e diventare coloro che godono esclusivamente dei rispettivi campi ; l'istituzione legale della proprietà nelle cose astratte invece non solo assicura all'inventore del vapore l'uso dell'energia che egli ha ora creato, ma allo stesso tempo toglie a tutte le persone il diritto di inventare loro stesse altre energie che partano dalle stesse idee. La proprietà perpetua nelle idee, che è la logica conseguenza di ogni teoria della proprietà delle cose astratte, per l'essere vissuto di James Watt, avrebbe fatto dei suoi diretti eredi i proprietari di almeno nove decimi della ora esistente ricchezza del mondo. E avrebbe fatto in modo
che, in forza della di vita dell'inventore dell'alfabeto romano, ora tutti i popoli altamente civilizzati della terra sarebbero gli schiavi virtuali degli eredi di quell'inventore, che è un altro modo per dire che essi, anziché diventare altamente civilizzati, sarebbero rimasti in uno stato di semi-barbarie. Mi sembra che queste due affermazioni, incontrovertibili dal mio punto di vista, siano in se’ sufficienti a condannare la proprietà perpetua delle idee.
Il testo che segue è uno tra i più conosciuti articoli a livello mondiale relativo copyright. Gli estensori del documento sono tutti programmatori lega all'esperienza della League for Programming Freedom gente del campo insomma, che con dovizia di particolari ricordano ai profani i casi più clamorosi di furto operato dai pochi privati di beni e idee assolutamente pubblici e condivisi. Lo sapevate che il prompt è sotto brevetto e che vogliono porre sotto brevetto anche sequenza algoritmiche? Perché allora non mettere sotto brevetto anche le lettere dell'alfabeto? Oggi troppe idee e progetti elaborati in comune negli anni passati e diventati il bagaglio naturale di ogni programmatore, vengono messi sotto brevetto. L'esito drammatico è quello di rendere impossibile la normale attività programmazione, senza prima avere al proprio franco costosi legali esperti in ricerche all'Ufficio Brevetti. Morale della favola: fare programmazione con pochi mezzi economici a disposizione diventa sempre più difficile. I brevetti sul Software minacciano di devastare l'industria informatica americana. I brevetti concessi nella passata decade vengono ora utilizzati per attaccare compagnie come la Lotus Development Corporation, per aver venduto programmi sviluppati indipendentemente. Presto nuove compagnie saranno escluse dalla cosiddetta "software arena", in quanto gran parte dei programmi di maggior interesse richiederanno licenze per decine di brevetti, rendendoli irrealizzabili Questo problema ha un'unica soluzione: i brevetti software devono essere eliminati.
9

Ben trovati a tutti!

A tutto il popolo della Rete, spero di riuscire a scrivere cose utili.

Per adesso saluto tutti,

Gian Pietro Bomboi.